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CASONE DEL PARTIGIANO

IMPORTANTE - INFORMAZIONI COVID-19

I percorsi di visita delle aree naturali pubbliche sono liberamente fruibili secondo quanto previsto dai regolamenti di visita delle singole aree.
Per ragioni di rispetto del distanziamento sociale imposto dall’emergenza Coronavirus, i punti di osservazione e i capanni sono utilizzabili rispettando le direttive sanitarie, in particolare:
– evitare assembramenti (anche lungo i percorsi di visita)
– indossare i dispositivi di protezione individuali

Nei capanni chiusi possono valere inoltre restrizioni specifiche sul numero di visitatori presenti in contemporanea, eventualmente indicati in specifici cartelli affissi su ogni capanno.
Ulteriori indicazioni di comportamento o restrizioni potrebbero essere richieste per le singole aree protette: raccomandiamo di informarsi preventivamente e fare attenzione alle indicazioni disponibili presso l’accesso delle aree.
La responsabilità dei comportamenti rimangono in capo ad ogni singola persona.
Si richiede la massima collaborazione e la massima responsabilità. Grazie.

s pietro in casale
Comune di San Pietro in Casale
Sito della Rete Natura 2000

DESCRIZIONE

Origini e storia

Il Casone del Partigiano fu costruito tra il 1790 e il 1850, in una zona paludosa raggiungibile prevalentemente in barca, ma anche grazie a dei sentieri o ad una passerella che consentivano il collegamento con il territorio circostante.
È stato utilizzato dai partigiani, come rifugio durante la rivolta contro i tedeschi e i fascisti.
Nei giorni dell’insurrezione armata i partigiani ricevettero l’ordine di trasferirsi a Bologna, lottando per la liberazione della città. Il punto di raccolta dei partigiani, dopo il trasferimento a Bologna, fu la zona del Casone ed il “Ponte della morte”.
Durante i giorni 18, 19, 20 e 21 aprile 1945 al Casone si riunirono il comando della seconda Brigata “Paolo” e i rappresentanti della quarta Brigata “Venturoli”.
Il 21 aprile si ebbero i primi scontri con i tedeschi in ritirata, nella zona che dal Casone va verso San Pietro in Casale, fra Rubizzano e Gavaseto, e nella ferrovia tra Bologna e Padova. In questi combattimenti persero la vita molti partigiani.
Dal 1900 al 1950 una parte della valle è stata bonificata ed è stata trasformata in risaia.
Nel periodo della seconda guerra mondiale il Casone aveva già le caratteristiche di oggi: era circondato da una grossa fossa che poteva essere attraversata mediante una passerella. A seguito dei lavori di bonifica il Casone crollò.
I partigiani della seconda brigata «Paolo» decisero di ricostruirlo come testimonianza per le generazioni future affinché gli ideali della Resistenza restassero vivi e fossero salvaguardate la pace, la libertà e la giustizia sociale.
Il 25 aprile 2013 si è tenuta la cerimonia di intitolazione del Parco della memoria Casone del Partigiano ad Alfonsino Saccenti.

L’ambiente

Negli anni ’90 i territori intorno al Casone sono stato oggetto di interventi di ripristino ambientale, con la messa a dimora di circa 1500 piante appartenenti a 20 specie autoctone, grazie al progetto «Riequilibrio e qualificazione ambientale del lungo Navile» promosso dai Comuni San Pietro in Casale, Bentivoglio e Malalbergo e con il contributo della Regione Emilia-Romagna.
L’area ha una superficie complessiva di 10 ettari, occupata per circa il 70% da siepi e boschetti. La parte restante comprende una zona di sosta, una zona di ricreazione e una piccola zona umida.
Nell’ambito di un progetto finalizzato all’implementazione di una metodologia utilizzabile nell’analisi dei rischi derivanti dal rilascio di piante geneticamente modificate sugli agrosistemi e sulle aree adiacenti e finanziato dalla Comunità Europea (LIFE+ MAN-GMP-ITA “Validation of risk management tools for genetically modified plants in protected an sensitive areas in Italy”), l’Università di Bologna ha scelto il Casone del Partigiano quale area di studio della biodiversità perchè costituisce un’area di pregevole dal punto di vista naturalistico in un contesto agricolo (SIC-ZPS “Biotopi e Ripristini Ambientali di Bentivoglio, San Pietro in Casale, Malalbergo e Baricella”).
In una prima fase di studio è stato compilato un database di Lepidotteri e Coleotteri Coccinellidi.
Al Casone sono state rinvenute oltre 180 specie diverse di farfalle e falene, fra le quali è da segnalare la Sfinge dell’epilobio (Proserpinus proserpina) una rara falena inclusa nelle liste di protezione della Direttiva Habitat.

Regolamentazione

Trattandosi di un’area a verde pubblico, valgono le prescrizioni previste dal Regolamento comunale del verde pubblico e privato del Comune di San Pietro in Casale approvato con delibera del Consiglio n.89 del 7/12/1995 e ss.mm.ii.

Accesso


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Contatti

  • Sustenia srl – Recupero e Gestione Ambientale
    tel. 051 6871051 – cell. 340 8139087
    mail [email protected]
  • Uff. Ambiente Comune San Pietro in Casale – tel. 051 6669569

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